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L’eccessivo inquinamento del suolo agricolo è un rischio per la salute di tutti

Inquinamento del suolo

Non sono solo cambiamenti climatici a preoccupare: anche l’antropizzazione di porzioni sempre più vaste di territorio, fenomeno che avviene indiscriminatamente su tutto il globo, risulta essere una minaccia per l’agricoltura. Arsenico, cadmio, policlorobifenili, piombo e idrocarburi aromatici policiclici: la contaminazione causata da questi elementi presenta gravi rischi per la salute dell’umanità.
Svariati rapporti della FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, avvertono di come l’inquinamento del suolo rappresenti una preoccupante minaccia per la produttività agricola, la sicurezza alimentare e la salute umana. Purtroppo, però, si sa ancora troppo poco sulla portata e la gravità di tale minaccia.

Tante sono le attività antropiche, ad esempio l’industrializzazione, le guerre, l’estrazione mineraria e l’intensificazione dell’agricoltura, che hanno lasciato un’eredità pesante in termini di contaminazione del terreno ovunque nel mondo. Come se non bastasse, l’aumento dell’urbanizzazione è cresciuto, ponendo alle società anche il grave problema dovuto allo smaltimento dei rifiuti urbani nel terreno, come denunciato nel rapporto Soil Pollution: A Hidden Reality.
“L’inquinamento del suolo colpisce il cibo che consumiamo, l’acqua che beviamo, l’aria che respiriamo e la salute dei nostri ecosistemi” ha affermato Maria Helena Semedo, vicedirettrice generale della FAO, che ammonisce subito: “La capacità dei suoli di fare fronte all’inquinamento è limitata; prevenire il loro inquinamento dovrebbe essere una priorità globale”.

Non è comunque mai stata effettuata una valutazione sistemica dello stato di inquinamento del suolo a livello mondiale, nonostante l’aumento costante di fenomeni quali l’intensificazione agricola, la produzione industriale e l’urbanizzazione stiano man mano rendendo palese la deficitaria gestione della problematica, in particolar modo nei paesi in via di sviluppo. Paesi dove le problematiche, vista la crescita massiva che porta allo sfruttamento intensivo dei terreni, sono notevolmente più pressanti. Invece gli studi fatti finora sono stati in gran parte limitati alle sole economie sviluppate, e ciò porta a una conoscenza limitata, da parte della letteratura scientifica esistente, circa la natura e l’estensione del problema in paesi che compromettono sensibilmente l’equilibrio naturale dei territori.
Ciò nonostante, quel poco di cui siamo a conoscenza è comunque motivo di grande preoccupazione, stando al rapporto della FAO. Un esempio su tutti è quello dell’Australia, dove si stimano circa 80.000 aree che soffrono di contaminazione del suolo, mentre la Cina ha classificato il 17% dei suoi territori e il 19% dei terreni agricoli come parzialmente o totalmente inquinati. Numeri che ci aiutano a comprendere la gravità della problematica ma che, secondo il report, “non ne riflettono l’intera portata in tutto il mondo, sottolineando l’inadeguatezza delle informazioni disponibili e le differenze nella registrazione di siti inquinati in tutte le regioni geografiche”.

L’inquinamento del suolo spesso influisce sulla sicurezza alimentare, sia compromettendo il metabolismo delle piante – e riducendo così i raccolti – che rendendo le colture inadatte al consumo. Questi inquinanti, soprattutto, danneggiano direttamente l’ecosistema di organismi che vivono nel suolo rendendo i terreni sempre meno fertili.

La maggior parte dell’inquinamento del suolo è dovuto alle attività antropiche, come ad esempio quelle industriali quali l’estrazione, la fusione e la produzione di materiali, o l’impatto dei rifiuti domestici, zootecnici e urbani e i prodotti derivati dal petrolio, che vengono rilasciati o distrutti, ma non sottovalutabili sono soprattutto i pesticidi, gli erbicidi e i fertilizzanti utilizzati in agricoltura.

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